Sul tema il problema per come vedo la situazione è che sistematicamente la cultura aziendale di questo Paese non ha raccolto la sfida delle tecnologie al punto che vengono dipinte come “nuove” cose di vent’anni fa, e spesso la dirigenza ha un rapporto magico con la tecnologia che, tuttavia, lentamente è diventata fondamentale per l’azienda al punto da delegare aspetti strategici e cruciali dell’amministrazione delle imprese a figure marginali dell’organizzazione.
Prof io mi occupo di ICT a “livello decisionale” da tanti anni e concordo in pieno con la sua riflessione. Fermissimo questo, osservo tuttavia che attorno alla buzzword di turno campano in tanti, a partire dai centri universitari (i mejo che conosciamo tutti) che forse potrebbero essere più coraggiosi e meno accondiscendenti. É solo uno dei tanti aspetti, ma se qualcuno là fuori avesse avuto la ghirba di dire “la blockchain è di certo una tecnologia informatica straordinaria, ma ha zero o near zero applicazioni possibili nel mondo reale” invece di foraggiare le migliaia di osservatori e seminari ed eventi acchiappaCIO&CEO.. forse quelli come me e lei (mi permetto) che sono abituati a stare un po’ fuori dai cori per privilegiare dati e fatti avrebbero avuto più chance nell’abbattere l’hype sul nascere.
Ma siam sempre lì, se fossimo una nazione di coraggiosi e non di opportunisti non saremmo messi come siamo.
Fra le due guerre del secolo scorso Marc Bloch scrisse un libro dal titolo i re taumaturghi. Si raccontava dei sudditi che ricorrevano all’imposizione delle mani del re per guarire le loro malattie vere o supposte che fossero.
Fuori di metafora oggi vogliamo andare da questi re a farci insegnare cosa sia l’AI?
l’AI e’ il futuro ma oggi deve crescere la cultura generale sul tema.
Siamo abituati a comprare tutto ciò che ci passa per la testa , siamo abituati ad usare la tecnologia forse al 10% delle sue possibilità. Per un boomer come me la fatica e’ancora più grande , ma la realtà della vita mi ha insegnato come non si possa stare al passo con ciò che avanza a costo di non potersi più confrontare con gli altri . Quindi avanti coi passi necessari per metabolizzare per “digerire” ciò che immettiamo nell mente e nel cuore.
Attenzione però ai consulenti da copia ed incolla che sfruttano la intelligenza creativa degli imprenditori e manager e anche , forse soprattuto la loro/ nostra capacità di guardare avanti , e cercano di vendere visioni
Oggi assistiamo, soprattutto nelle PMI, ad un rallentamento degli investimenti IT. Sicuramente dovuto da un rallentamento del mercato ma, non nascondiamocelo, anche dalle troppe delusioni derivanti da progetti cavalcati da consulenti non sempre all’altezza.
Ed invece sarebbe proprio questo il momento per investire su cose concrete per preparare l’azienda a sopportare un mercato estremamente complesso
Si, vero, dei consulenti tutto il male possibile. Ma l'instabilità tecnologica dell'IT per aziende che hanno risorse limitate (è sempre quello il problema), sia finanziarie che umane, è una tragedia. Esempio banale: la transizione da Qlik View a Qlik Sense, un nonnulla che alla fine a un'aziendina da 10ml di fatturato gli ha fatto buttare via 20-25k€; letteralmente buttare via, alla faccia di tutti i commerciali che avevano promesso un passaggio gratis. Se poi parliamo di ERP, un sistema "nazionale" è un investimento da 200k€ e spesso non sono su tecnologia cloud. Gli internazionali up to date Business Central Microsoft, SAP Business One sono tecnologicamente avanzati ma hanno delle "americanate" dentro che...Alla fine quanto deve essere la spesa IT sul fatturato? Butto lì una cifra sui costi dei servizi ambientali (rifiuti, analisi, ispezioni, procedure, TARI...): oggi in una PMI che abbia qualche produzione che usa materiali chimici/plastici, quindi non cucitura di camicie, spende lo 0,5% sui ricavi. E' tanto, è così solo in Italia, e va tutto in decurtazione di R&D, IT, formazione...A questo aggiungiamo l'energia che costa molto più che da qualsiasi altra parte, e si capisce perché l'IT è la cenerentola
Sul tema il problema per come vedo la situazione è che sistematicamente la cultura aziendale di questo Paese non ha raccolto la sfida delle tecnologie al punto che vengono dipinte come “nuove” cose di vent’anni fa, e spesso la dirigenza ha un rapporto magico con la tecnologia che, tuttavia, lentamente è diventata fondamentale per l’azienda al punto da delegare aspetti strategici e cruciali dell’amministrazione delle imprese a figure marginali dell’organizzazione.
Prof io mi occupo di ICT a “livello decisionale” da tanti anni e concordo in pieno con la sua riflessione. Fermissimo questo, osservo tuttavia che attorno alla buzzword di turno campano in tanti, a partire dai centri universitari (i mejo che conosciamo tutti) che forse potrebbero essere più coraggiosi e meno accondiscendenti. É solo uno dei tanti aspetti, ma se qualcuno là fuori avesse avuto la ghirba di dire “la blockchain è di certo una tecnologia informatica straordinaria, ma ha zero o near zero applicazioni possibili nel mondo reale” invece di foraggiare le migliaia di osservatori e seminari ed eventi acchiappaCIO&CEO.. forse quelli come me e lei (mi permetto) che sono abituati a stare un po’ fuori dai cori per privilegiare dati e fatti avrebbero avuto più chance nell’abbattere l’hype sul nascere.
Ma siam sempre lì, se fossimo una nazione di coraggiosi e non di opportunisti non saremmo messi come siamo.
Scusate ma e’ il
Mio primo commento e sono abbastanza poco pratico
Vico sosteneva la teoria dei ritorni storici.
Fra le due guerre del secolo scorso Marc Bloch scrisse un libro dal titolo i re taumaturghi. Si raccontava dei sudditi che ricorrevano all’imposizione delle mani del re per guarire le loro malattie vere o supposte che fossero.
Fuori di metafora oggi vogliamo andare da questi re a farci insegnare cosa sia l’AI?
Grazie
l’AI e’ il futuro ma oggi deve crescere la cultura generale sul tema.
Siamo abituati a comprare tutto ciò che ci passa per la testa , siamo abituati ad usare la tecnologia forse al 10% delle sue possibilità. Per un boomer come me la fatica e’ancora più grande , ma la realtà della vita mi ha insegnato come non si possa stare al passo con ciò che avanza a costo di non potersi più confrontare con gli altri . Quindi avanti coi passi necessari per metabolizzare per “digerire” ciò che immettiamo nell mente e nel cuore.
Attenzione però ai consulenti da copia ed incolla che sfruttano la intelligenza creativa degli imprenditori e manager e anche , forse soprattuto la loro/ nostra capacità di guardare avanti , e cercano di vendere visioni
Assolutamente d'accordo.
Oggi assistiamo, soprattutto nelle PMI, ad un rallentamento degli investimenti IT. Sicuramente dovuto da un rallentamento del mercato ma, non nascondiamocelo, anche dalle troppe delusioni derivanti da progetti cavalcati da consulenti non sempre all’altezza.
Ed invece sarebbe proprio questo il momento per investire su cose concrete per preparare l’azienda a sopportare un mercato estremamente complesso
Si, vero, dei consulenti tutto il male possibile. Ma l'instabilità tecnologica dell'IT per aziende che hanno risorse limitate (è sempre quello il problema), sia finanziarie che umane, è una tragedia. Esempio banale: la transizione da Qlik View a Qlik Sense, un nonnulla che alla fine a un'aziendina da 10ml di fatturato gli ha fatto buttare via 20-25k€; letteralmente buttare via, alla faccia di tutti i commerciali che avevano promesso un passaggio gratis. Se poi parliamo di ERP, un sistema "nazionale" è un investimento da 200k€ e spesso non sono su tecnologia cloud. Gli internazionali up to date Business Central Microsoft, SAP Business One sono tecnologicamente avanzati ma hanno delle "americanate" dentro che...Alla fine quanto deve essere la spesa IT sul fatturato? Butto lì una cifra sui costi dei servizi ambientali (rifiuti, analisi, ispezioni, procedure, TARI...): oggi in una PMI che abbia qualche produzione che usa materiali chimici/plastici, quindi non cucitura di camicie, spende lo 0,5% sui ricavi. E' tanto, è così solo in Italia, e va tutto in decurtazione di R&D, IT, formazione...A questo aggiungiamo l'energia che costa molto più che da qualsiasi altra parte, e si capisce perché l'IT è la cenerentola
Esattamente.