Sto scrivendo insieme ad alcuni colleghi un libro sull’Ingegneria del Software. Nella scrittura di alcuni paragrafi dovevo produrre alcune definizioni e ho quindi provato ad usare un servizio di GenAI per creare quanto meno una prima versione del testo. Il risultato è interessante: chiedendo di produrre 20 linee di testo per un concetto come “incremental development”, il servizio di GenAI ha effettivamente generato del testo ragionevole. Però rileggendolo mi sono accorto che contiene diversi concetti sostanzialmente ripetuti, per esempio ripete più volte e in forme diverse la stessa idea: è possibile coinvolgere l’utente per fare miglioramenti incrementali.
Incremental development is an iterative software development approach that involves designing, implementing, and testing the system in incremental steps until the final product is complete. This method focuses on breaking down the functionality into smaller, manageable pieces and implementing each increment separately. By doing so, developers can continuously test, review, and improve the software at each iteration, allowing for a more flexible and adaptive development process.
One of the key benefits of incremental development is that it provides a way to gather feedback from end-users and stakeholders early in the development process, which can lead to better alignment with their needs and expectations. Additionally, by dividing the project into smaller, more manageable pieces, incremental development helps minimize the risks associated with large-scale development and facilitates better project management.
This approach is particularly useful in situations where requirements are not well understood initially, as it allows for adjustments and refinements to be made throughout the development process. Incremental development also supports a more customer-centric approach, as it allows for the delivery of functional increments of the software to end-users, promoting greater transparency and collaboration between the development team and the stakeholders.
Furthermore, incremental development encourages continuous improvement and adaptation, as it enables the software to evolve based on real-world usage and feedback. This can result in a more user-friendly and effective final product, as it is refined based on actual user experiences. Additionally, this approach can lead to shorter feedback loops, faster time-to-market, and better overall project outcomes.
In summary, incremental development offers a structured and iterative approach to software development, enabling continuous refinement, feedback gathering, and risk reduction, ultimately leading to improved user satisfaction and successful project delivery.
Non c’è nulla di sbagliato in quello che ha scritto, ma è ridondante. Certo posso chiedere al servizio di scrivere del testo più sintentico, ma non è questo il punto che vorrei sottolineare. La questione è che per GenAI, quelle sono parole concatenate statisticamente. Non ha e non può avere consapevolezza di cosa voglia dire essere sintetici o non ripetitivi nei concetti.
Interessante.
Concordo pienamente, gentile prof. Fuggetta. Sull'uso di GenAI, suggerirei di chiedergli di produrre l'indice analitico di un capitolo di un testo (sia se il testo è prodotto da GenAI, sia se scritto da "umani").
Sugli indici analitici, nonostante tutte le funzionalità presenti da decenni nei sistemi di desktop publishing, ho visto che se non c'è l'intervento e la buona volontà umana (e direttive "intelligenti" da parte dei responsabili editoriali), ci possono essere inadeguatezze sorprendenti.
Ad esempio, il testo di Caldarelli, Catanzaro "Networks - A very short introdutcion", Oxford University Press, 2012 ha l'indice analitico (a mio parere, ottimo testo di divulgazione).
La traduzione italiana "Scienza delle reti", Egea, 2016 (casa editrice della Bocconi) non ha l'indice analitico.
E per brevità non cito casi simili di traduzioni della Luiss University Press, o alcuni casi di big dell'editoria generalista, dove l'indice analitico a volte c'è, a volte no, anche se il traduttore è lo stesso.
Gli assistenti IA sono il perfetto strumento filosofico e metafisico: rispondono soltanto alle domande che (si) pone l’utente. Non sono in grado di produrre contenuti originali, ma sono in grado di rendere manifesto il pensiero dell’utente attraverso il dialogo che l’utente deve fare primariamente con se stesso.